PRK
La PRK (Photorefractive Keratectomy) è il più vecchio tipo di intervento che si esegue con il laser ad eccimeri, ma nonostante questo è ancora in uso, notevolmente migliorato negli anni grazie ai progressi tecnologici dei laser ad eccimeri. Nella PRK il trattamento con il laser ad eccimeri è preceduto dalla rimozione dell’epitelio corneale di superficie. La disepitelizzazione nella PRK standard viene eseguita manualmente dal medico, nella maggior parte dei casi con uno spazzolino rotante o con una spatola smussa, oppure, molto raramente, con l’utilizzo di una soluzione alcolica. La rimozione epiteliale con spazzolino rotante o con una spatula sono di gran lunga più utilizzate perché non traumatizzano o infiammano la superficie dell’occhio. L’uso di soluzioni alcoliche e’ stato quasi abbandonato, dal momento che possono creare grosse infiammazioni oculari se questa soluzione viene in contatto con la congiuntiva bulbare.
Nella PRK miopica la cornea viene appiattita, nell’ipermetropia incurvata, nell’astigmatismo sfericizzata. Il trattamento laser viene focalizzato sul centro della cornea (o sul centro della pupilla) grazie ad un particolare sistema di centratura, chiamato “Eye tracker”: il Dott. Nizzola opera con il laser ad eccimeri Amaris 1050, in dotazione al Poliambulatorio Chirurgico Modenese, il laser con il più veloce ed il miglior “Eye-tracker” sul mercato.
Al termine del trattamento è applicata una lente a contatto terapeutica per 4-5 giorni. L’intervento è eseguito con l’aiuto di poche gocce di collirio anestetico, dura pochi minuti ed è assolutamente indolore. I disturbi post-intervento possono durare 2-3 giorni e sono estremamente variabili e soggettivi: bruciore, fotofobia e sensazione di corpo estraneo. Il recupero della vista è immediato sin dal momento dell’uscita dalla sala operatoria. L’autonomia (guidare e lavorare) si raggiunge in una settimana circa, mentre il completo recupero mediamente dopo 1 mese. La PRK è indicata per ogni tipo di difetto di vista: miopia, ipermetropia ed astigmatismo.
La PRK è particolarmente indicata nelle miopie elevate, dal momento che, non dovendo fare un lembo corneale come nella LASIK/SBK, abbiamo a disposizione tutto lo spessore della cornea, in questo modo si riesce a trattare difetti molto elevati e/o con una zona ottica più larga possibile in caso di pupille di grandi dimensioni, compatibilmente con il valore di pachimetria pre-operatorio, ottenendo un’ottima qualità della visione anche alla guida notturna. Uno dei vantaggi della PRK è la possibilità di eseguire diversi ritrattamenti a distanza di tempo e la semplicità nell’esecuzione degli stessi. I laser ad eccimeri di ultimissima generazione utilizzati dal Dott. Nizzola presso il Poliambulatorio Chirurgico Modenese consentono di correggere anche miopie estremamente elevate (fino a 12 Diottrie), astigmatismi di qualsiasi grado (fino a 9 Diottrie) ed ipermetropie fino a 4-5 Diottrie.
PRK trans-epiteliale
La differenza tra PRK standard e PRK transepiteliale consiste nella metodica di asportazione dell’epitelio di superficie.
Nella PRK standard la rimozione dell’epitelio corneale di superficie viene eseguita direttamente dal chirurgo ed avviene meccanicamente. Nella maggior parte dei casi viene raschiato dalla superficie della cornea con uno spazzolino rotante, oppure tramite una spatola smussa, oppure, molto raramente, con l’utilizzo di una soluzione alcolica. Sebbene siano tecniche affidabili e sicure, sono comunque metodiche manuali non perfettamente standardizzabili e creano una disepitelizzazione di dimensioni sempre maggiori alla zona ottica del laser ad eccimeri.
Nella PRK transepiteliale il laser stesso prima asporta l’epitelio, giusto il diametro necessario per l’intervento, e successivamente esegue l’intervento correttivo. Lo scopo della PRK transepiteliale e’ una disepitelizzazione decisamente inferiore di diametro e con i bordi estremamente regolari, col risultato che la cornea del paziente riepitelizza in 2 giorni circa, a fronte di un tempo di 3-4 giorni con la PRK standard. Il paziente con la PRK transepiteliale sente quindi molto meno male, per meno tempo, e ritorna alle sue normali attivita’ in 4-5 anziche in 7-10 giorni. L’accelerazione del processo di riepitelizzazione nella PRK transepiteliale comporta anche che il paziente arriva al risultato finale dopo solo 3 -4 settimane circa, mentre nella PRK standard servivano 4-6 settimane.
Un’ altro vantaggio della PRK transepiteliale e’ la riduzione dei rischi chirurgici. Il maggior rischio nella PRK e’ il ritardo di epitelizzazione, che induce una stimolazione dei fibroblasti della cornea, chiamati cheratociti, i quali una volta attivati iniziano la produzione di tessuto collagene disorganizzato (haze) a livello degli strati superficiali della cornea: questo tipo di complicazione si verifica nettamente meno nella PRK transepiteliale che in generale il processo di riepitelizzazione avviene comunque in un tempo nettamente inferiore. La velocità di guarigione che si ottiene con la PRK transepiteliale comporta inoltre un minor tempo di utilizzo delle lenti a contatto terapeutiche nel post-operatorio e questo riduce il rischio di cheratiti e ulcere corneali settiche e/o micotiche.
La PRK transepiteliale viene eseguita in pochi minuti con poche gocce di collirio anestetico e senza che il chirurgo tocchi l’occhio del paziente. La maggior parte dei fastidi passano dopo 2 giorni e il paziente torna alle sue normali attività dopo 4-5 giorni. La PRK transepiteliale e’ una tecnica idonea al trattamento di tutti i difetti refrattivi, miopia, ipermetropia ed astigmatismo. La PRK transepiteliale e’ un trattamento speciale che eseguono pochi laser in commercio: il Dott. Nizzola esegue questo trattamento con il laser ad eccimeri Swindt Amaris 1050, laser di ultimissima generazione in dotazione al Poliambulatorio Chirurgico Modenese.